Dal 6 dicembre Cagliari ospita in viale Monastir il Cirque d’Europe di Andrea Martini, rappresentante di una famiglia con una lunga tradizione circense che da quattro generazioni offre uno spettacolo di alto livello con artisti di fama internazionale: giocolieri, acrobati, clown, maghi e ballerine si alternano nell’arena mostrando un talento straordinario.
Il circo esercita da sempre un grande fascino sul pubblico, suscitando meraviglia e grande curiosità per un mondo “altro” che però per chi è nato circense rappresenta anche l’unico mondo possibile.

Riesce a immaginare la sua vita senza il circo o fuori dal circo?
Per me questa è casa. A qualcuno potrà sembrare strano vivere nel caravan in un parcheggio – dice Ryan Martini – ma per me è normale, anzi mi sento più a mio agio qui che in una normale abitazione. È capitato che qualcuno prendesse un’altra strada, ci si può stancare e cambiare vita senza rimpianti. Ma non io.
Circense d’adozione è invece Liukee Palmieri, entrato ormai da diversi anni nella grande famiglia del circo.
È stato difficile entrare a far parte del circo? Come nasce questa scelta?
Fin da piccolo ero un grande appassionato e i miei genitori mi portavano spesso al circo; mi appassionavano magia, incantesimi e illusionismo. Ho iniziato così, facendo il mago e l’illusionista nella mia piccola compagnia teatrale a Quartu Sant’Elena, ho quindi una formazione che viene dal teatro. Ero un illusionista-comico: al circo è necessario separare le due cose ma le ho mantenute perché sono nelle mie corde.
Voi proponete uno spettacolo senza animali. A cosa è dovuta questa scelta?
La nostra è una scelta libera e consapevole, non per un discorso etico ma per proporre qualcosa di nuovo, al passo con le nuove tecnologie, per offrire uno spettacolo moderno. Sugli animali ci sono varie correnti di pensiero: il pubblico al circo ha l’opportunità di vedere esemplari che non vedrebbe altrove, specialmente dove mancano gli zoo o altri spazi. C’è molta disinformazione sul tema: oggi il circo con gli animali non è più quello degli anni ’70-’80, si è rinnovato, spesso ci si limita a farli sfilare, non ci sono numeri contro natura. La presenza di animali non è necessariamente schiavitù o maltrattamenti: è semplicemente uno zoo itinerante. Nessuna costrizione.
A proposito di innovazione, le nuove tecnologie hanno cambiato lo spettacolo o rimane ancorato per lo più alla tradizione?
Lo spettacolo è cambiato molto, il circo deve stare al passo con i tempi senza perdere la sua essenza. Le moto acrobatiche e il laser sono introduzioni recenti, per esempio. Bisogna dire che è sempre più difficile stupire le nuove generazioni, trattandosi di nativi digitali impressionarli è una vera e propria sfida.
Entrare nel tendone del circo significa entrare in un’altra dimensione, un mondo a sé: il circo è anche terapeutico?
Certamente. Il circo ti trasporta nel suo mondo e ti fa sognare, ti fa ritornare bambino; è bello vedere anche il cambio generazionale, i figli e i nipoti che tornano insieme al circo.
Qual è il momento dell’anno di maggiore affluenza al circo?
Come avviene per il cinema, il periodo natalizio è quello di massima affluenza, ma lavoriamo anche d’estate, ovviamente con una programmazione diversa che si adatta alle esigenze della stagione. Nel periodo invernale facciamo anche due, tre spettacoli al giorno.
Circensi da generazioni sono anche i fratelli Castillo, protagonisti di uno spettacolare numero acrobatico con le moto.
Siamo la quinta generazione di una famiglia circense, abbiamo un circo nel nostro Paese (Venezuela, ndr) e un altro in Romania, tutta la nostra vita ruota intorno al circo.
Anche per voi è quindi difficile immaginare una vita diversa?
È un’inquietudine costante. Come tutti i lavori possono esserci dei momenti di stanchezza però appena esci pensi subito “voglio tornare al circo, voglio stare al circo, mi manca”, il circo ti chiama sempre. Stare al circo significa prepararti su tante cose, diventi anche tecnico delle luci e del suono, anche un po’ veterinario se si lavora con gli animali! Il circo è un microcosmo e bisogna saper fare tante cose.
Il numero acrobatico con le moto, il Globo della morte, tiene gli spettatori con il fiato sospeso, eppure riuscite sempre a coinvolgere qualcuno. Come riescono a vincere la paura?
Sanno che siamo professionisti, si sentono in buone mani. L’adrenalina può dare molto coraggio! Ovviamente il rischio c’è, ma si affidano alla nostra esperienza e professionalità, poi è anche un modo per sentirsi parte dello spettacolo.
Tra tradizione e modernità, il Cirque d’Europe di Andrea Martini regala due ore di grande spettacolo e divertimento puro, dove non mancano né suspense né risate. Il saluto alla città di Cagliari è previsto per il 12 gennaio, ma non lascerà l’Isola: sarà prima a Iglesias poi a Carbonia.


