Un evento magico che trasporta fuori dallo spazio e dal tempo. Tante emozioni e adrenalina pura, per chi decide di trascorrere a Oristano i tre giorni della Sartiglia che concludono il periodo tradizionale del Carnevale.
Tanti riti, uno più coinvolgente dell’altro, affondano le proprie radici nel Medioevo e ancora oggi regalano entusiasmo ai cavalieri, agli oristanesi e ai tanti turisti che affollano la città di Eleonora nell’arco di 72 ore che hanno un sapore davvero speciale.
L’attesa va via via in crescendo a partire dal 2 febbraio, giorno della Candelora, quando i Presidenti dei Gremi dei Contadini e dei Falegnami consegnano i ceri benedetti ai Componidoris, dando ufficialmente avvio al percorso che culmina nella celebre giostra equestre.
I momenti che precedono e accompagnano il “Bando della Sartiglia”, tradizione che segna l’inizio ufficiale dell’evento, sono il frizzante preludio di giornate memorabili. Accompagnato dagli alfieri e dal gruppo storico dei tamburini e trombettieri della Pro Loco, un araldo a cavallo percorre le vie del centro storico per poi sostare in piazza Eleonora, di fronte al Municipio, dove legge pubblicamente l’annuncio della Sartiglia, invitando la comunità a partecipare.
Le vestizioni dei Componidoris, capo corsa che guidano la giostra, sono tra i momenti più solenni della Sartiglia. La domenica tocca al Gremio dei Contadini, che ha attualmente sede in via Aristana, mentre il martedì è la volta dei Falegnami, che vivono il loro momento più intimo nella corte de Sa Domu ‘e Crakeras, in via Angioy. I minuti in cui il cavaliere viene vestito col tradizionale abito sono carichi di emozione e di attesa. Un’attesa che culmina nel momento in cui le Massaieddas, sotto lo sguardo attento della Massaia manna, appongono la maschera inamovibile sul volto dell’uomo che guiderà la giostra, facendolo diventare una sorta di semidio.
Una delle caratteristiche di queste giornate sono gli sguardi, concentrati su determinati obiettivi. Prima le vestizioni, a cui pochi fortunati assistono con devozione e rispetto. Poi le Corse alla Stella, in via Duomo, con tanti occhi puntati sul bersaglio da centrare. Proprio in quei momenti l’adrenalina raggiunge il culmine. La discesa dei cavalieri è il momento in cui il dubbio sull’esito della corsa pervade gli spettatori. La stella verrà centrata? Il rullo dei tamburi, poi il galoppo dei cavalli fino al fatidico momento. Un solo istante che, a seconda dell’esito, può far esplodere di gioia il pubblico o ammutolirlo. Sono attimi carichi di tensione e speranza che uniscono tutti, indistintamente, in un abbraccio immaginario.
La competizione tra i due Gremi è un elemento fondamentale della Sartiglia, ma non si manifesta mai come un vero e proprio conflitto. Si esprime, infatti, attraverso una sana rivalità che contribuisce a rendere ancora più affascinante e coinvolgente la manifestazione. I due Gremi, quello dei Contadini e quello dei Falegnami, mantengono vive le tradizioni e l’identità della festa, ciascuno con il proprio stile e i propri protagonisti.
Protagonisti che tengono in grande considerazione sa remada, il suggestivo, acrobatico finale della Corsa alla Stella. Su Componidori si lascia andare all’indietro sul cavallo in corsa. Un gesto spettacolare che simboleggia abilità, coraggio e il legame tra cavaliere e cavallo. Sicuramente uno dei momenti più emozionanti della Sartiglia.
Prima del calar del sole si celebra un altro dei momenti clou. L’attenzione si sposta su via Mazzini, dove si svolgono le pariglie. I cavalieri, a gruppi di tre, si esibiscono in audaci acrobazie sui loro destrieri in corsa. Ancora una volta entrano in gioco gli sguardi, che stavolta non osservano un punto preciso ma ammirano le figure eseguite con tanto coraggio e decisamente poca prudenza dai protagonisti della Sartiglia.
Uno spettacolo assoluto che va oltre le giornate dei Contadini e dei Falegnami, coinvolgendo anche i più piccoli nella Sartigliedda del lunedì. Un’ulteriore giornata di festa e di emozioni grazie alla quale si rafforza il legame con la storia e il senso di appartenenza di un popolo che, anno dopo anno, rinnova con passione una tradizione che si tramanda da secoli e che continua a vivere con la stessa intensità.