Utilizziamo cookie esclusivamente per finalità tecniche che garantiscono il corretto funzionamento del sito. La tua privacy è importante per noi, non memorizziamo nessun tuo dato di navigazione.

12 aprile 1970: scudetto, emozioni e riscatto

Le emozioni viaggiavano attraverso le voci concitate di Tutto il calcio minuto per minuto. Bastava una radiolina (chi non ne aveva una?) poggiata all’orecchio per vivere ogni istante di quella fantastica cavalcata. Le immagini, ancora in bianco e nero, arrivavano solo a tarda sera, quando si accendevano le luci dello studio de La Domenica Sportiva. Bastavano poche parole, pochi suoni, per far battere il cuore dei sardi.

Era un altro calcio. Meno business, più sport, tanto cuore. E soprattutto, era un altro Cagliari. Un Cagliari che, il 12 aprile 1970, scrisse la pagina più bella e luminosa della sua storia e una delle più incredibili del calcio italiano: la vittoria dello scudetto.

Il primo tricolore conquistato da una squadra del Sud. Una vittoria che andava oltre i confini dello sport. Una storia di riscatto sociale scritta da una fortissima squadra di calcio. La Sardegna intera si identificò in quei ragazzi che portavano i quattro mori sul petto, in quella formazione portata alla vittoria con coraggio e talento da calciatori e uomini straordinari.

Gigi Riva, il Mito, il bomber, il simbolo di quel trionfo. Nenè, l’eleganza. Albertosi, l’ultimo baluardo. E poi Cera, Tomasini, Domenghini, Greatti, Reginato, Brugnera, Nastasio. Alcuni di loro capita ancora di incontrarli per le strade di Cagliari e ogni volta è un tuffo al cuore. Altri, come il bomber di Leggiuno e il brasiliano di Santos, ci hanno lasciato negli ultimi anni: Martiradonna, Zignoli, Niccolai, Gori, Mancin, Poli, Tampucci. Senza dimenticare “il filosofo”, Manlio Scopigno, allenatore rivoluzionario che diede una nuova visione del calcio e della vita a quei ragazzi. Il loro ricordo è indelebile nei cuori di chi ha vissuto quei giorni e quei nomi, soprattutto l’undici scandito a memoria come l’Ave Maria, sono ben presenti anche nelle menti di chi non era ancora nato.

Oggi, a 55 anni da quel trionfo, basta premere idealmente il tasto rewind per tornare là, in quell’anno magico, all’Amsicora o negli stadi della Penisola. Le emozioni sono sempre lì, a portata di cuore. I protagonisti rivivono nei racconti, nelle immagini sgranate, nei cimeli custoditi gelosamente.

Quei campioni non hanno solo vinto uno scudetto: hanno scritto un grande messaggio d’amore alla città di Cagliari e a tutta l’Isola. Consapevoli e orgogliosi di aver portato alto il nome di un popolo.

Ancora oggi, c’è chi dice, con convinzione, che quello scudetto vale più di dieci titoli di Juventus, Milan o Inter. Non possiamo stabilirlo con certezza. Ma sappiamo che si tratta di un trionfo unico, forse irripetibile. Assolutamente immortale.